ARNALDO GADOLA CONQUISTA LA QUATTORDICESIMA LAUREA: UN PRIMATO CHE PARLA DI CULTURA E DEDIZIONE
Un traguardo straordinario quello raggiunto oggi da Arnaldo Gadola, che ha conseguito la sua quattordicesima laurea, confermandosi una figura titolata in ambito accademico a livello internazionale. Quattordici lauree non rappresentano soltanto un dato numerico di assoluto rilievo, ma il simbolo concreto di una vita interamente dedicata alla cultura, allo studio e alla conoscenza. Un cammino segnato da determinazione, disciplina, curiosità intellettuale e impegno costante, che rende questo risultato un esempio raro nel panorama contemporaneo. Il traguardo raggiunto non celebra soltanto un nuovo titolo accademico, ma una visione della vita fondata sulla centralità del sapere come strumento di crescita personale e civile.
Arnaldo Gadola ha raggiunto oggi un traguardo rarissimo: la sua quattordicesima laurea. Un percorso unico, costruito nel tempo con rigore, passione e dedizione assoluta allo studio. Lo abbiamo intervistato nel giorno di questo nuovo, straordinario risultato.
Dottor Gadola, è arrivata la sua quattordicesima laurea. Che emozione ha provato?
«È un’emozione profonda, autentica. Ogni laurea è un punto di arrivo, ma anche una ripartenza. Questa, in particolare, rappresenta la sintesi di un cammino umano e culturale che porto avanti da tutta la vita.»
L’ultima laurea è in Filologia e Letterature Moderne, con una tesi su Victor Hugo. Perché proprio lui?
«Victor Hugo è una delle colonne portanti del Romanticismo europeo. È stato poeta, romanziere, pensatore civile. In lui convivono arte, impegno, visione etica e profondità spirituale. Studiare Hugo significa studiare l’anima dell’Europa.»
Quattordici lauree sono un numero impressionante. Cosa rappresentano per lei questi titoli?
«Non sono un trofeo, ma la testimonianza concreta di una vita costruita sulla cultura. Ogni laurea è sacrificio, disciplina, notti di studio, rinunce. Ma è soprattutto amore autentico per la conoscenza.»
Cosa l’ha spinta, nel tempo, a non fermarsi mai?
«La curiosità. La fame di sapere. E la consapevolezza che la cultura non è un lusso, ma una necessità vitale. È ciò che rende l’uomo veramente libero.»
Oggi si parla spesso di successo facile. Il suo percorso va nella direzione opposta.
«Io credo nel valore del tempo, della fatica, della costruzione lenta. Nulla di ciò che conta davvero nasce in modo superficiale. Ogni risultato autentico si conquista con il cuore e con la mente.»
Si sente arrivato, dopo questo traguardo?
«Dal punto di vista umano, oggi sì: mi sento profondamente soddisfatto del mio percorso di vita. Ma lo studio non finisce mai. Finché c’è curiosità, c’è futuro.»
Che messaggio vuole lasciare ai giovani?
«Di non avere paura della fatica. Di investire su se stessi. Di scegliere la cultura come alleata di vita, non come peso. Perché lo studio non impoverisce, ma arricchisce sempre.»


